S T O R I A
Nell’ 831 sbarcano i
musulmani in Sicilia,vanno alla conquista di paesi e campagne e
il territorio
di Mussomeli, come gran parte
dell’isola,diventa scenario di combattimenti.
ll paese è fertile e
conteso, i musulmani ne fanno un giardino al centro della
Sicilia, nella regione
tra i fiumi Platani e Salso.
Mussomeli diventa
araba e fiorita, e la sua terra è divisa per famiglie.
Un paese adagiato tra
due rocche, da una parte Sutera e dall’altra l’altura
dove cinquecento
anni dopo Manfredi Chiaramonte erigerà i bastioni e i
contrafforti del magnifico castello.
Passano i
musulmani, arriva il tempo di Svevi, Angioini, aragonesi ed ecco la prima carta
della storia
documentale di Mussomeli: è un manoscritto
dell’aprile 1392 che stabilisce che re Martino
concede a Guglielmo
Raimondo Moncada tutti i feudi che in quel momento sono in
possesso di
Manfredi Chiaramonte, fra questi anche “castrum
musumelis”.
Finisce così il XIV°
secolo con la dinastia chiaramontana che si disperde e con
l’avvicendarsi di
altre famiglie nel castello e nel territorio.
Dai Moncada ai
Castellar (catalani), da Giovanni di Perapertusa (1450) a Federico
Ventimiglia
(1467), ad Andreotta del Campo, ultimo barone di
Mussomeli nel 1548, che poi vendette il feudo
a don Cesare Lanza,
noto per aver ucciso la figlia adultera, la baronessa di Carini.
La dinastia dei Lanza
domina per trecento anni, e si arrende solo alla legge del
tempo che passa,
quando l’era feudale è finita, quando il
parlamento siciliano si riunisce a Palermo, a Palazzo dei
Normanni
il 20 luglio 1812, e decreta l’abolizione dei feudi.
Da questo momento
anche a Mussomeli i contadini non appartengono più al
signore insieme alla
terra, come era avvenuto fino a quel
tempo.
Nel 1820 il paese
partecipa alla sua prima rivoluzione e si schiera contro i
Borboni, ma è
un’insurrezione che finisce male, con una resa.
I patrioti vengono
condannati a morte, la repressione borbonica si intensifica.
Il 1832 è l’anno delle
cavallette, il 1837 quello del colera che uccide cinquecento
persone.
Mussomeli insorge
ancora nel 1848, la mattina del 27 gennaio, con un corteo che
percorre le
strade gridando “abbasso i Borboni” e si dirige
verso la Chiesa Madre dove Don Giuseppe Nigrelli,
sul pulpito col fucile
in mano, arringa la folla, ma anche questa volta la rivoluzione fallisce.
Dodici anni dopo c’è
la carica travolgente di Garibaldi e dell’unità d’Italia e da allora
si corre verso
il Novecento.
Nel 1871
l’illuminazione pubblica con i fanali a petrolio, nel 1893 le prime manifestazioni
socialiste
contro i vecchi liberali, l’anno dopo
lo scioglimento dei
fasci siciliani deciso a Roma da Francesco Crispi.
A Mussomeli il
tribunale militare condanna al confino l’ideologo del socialismo locale, il
dottor
Cataldo Lima, i liberali hanno ancora un quarto di secolo prima
della guerra del 1915-18
Il resto è storia recente.
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